Aquileia (UD)

Aquileia è una cittadina friulana adiacente al fiume Natisone, cresciuta sulla grande città di epoca romana .
Si può arrivare ad Aquileia da Udine passando per Palmanova, Cervignano del Friuli e proseguendo dritti in direzione Grado.

Storia di Aquileia
Aquileia fu fondata nel 181 a.C. in un luogo strategico: doveva infatti controllare le due frontiere critiche del II sec.a.C.: la via dell’ambra che collegava il mondo transalpino con il mare e la zona carsica, o “porta orientale” che poteva facilmente essere preda di invasioni dall’est.
Nel 186 ci fu un’invasione da parte di galli transalpini della Venetia. Essi costruirono un oppidum, un centro fortificato che conteneva circa 12000 soldati, contando anche le loro famiglie doveva essere circa una popolazione di 40/50000 persone. Nel 183 Roma decise di espellere questi invasori e venne decisa in Senato la fondazione di Aquileia. Vennero incaricati tre triumviri della fondazione vera e propria: Lucio Manlio Acidino, Cornelio Scipione Nasica e Caio Flaminio, questi ultimi due personaggi molto importanti del mondo politico romano, due ex consoli, il cugino di Scipione l’Africano il primo ed il secondo figlio di Caio Flaminio, colui che costruì la via Flaminia.

Le motivazioni che spinsero a fondare una città in quel luogo erano molteplici: la difesa della porta orientale e la minaccia del regno istrico che premeva sul Timavo; la voce che Filippo di Macedonia volesse far entrare popolazioni barbare ad invadere l’Italia attraverso il carso.

Nel 181 a.C. venne dedotta una colonia, di diritto latino (con un suo senato ma dipendente in politica estera da Roma) in cui furono subito trasferiti un cospicuo numero di militari con le loro famiglie. Per convincere i soldati a spostarsi in un luogo così isolato, Roma decise di dar loro un appezzamento di terreno molto grande rispetto a quelli che erano i canoni del tempo. La nascita ufficiale di Aquileia è ricostruibile oltre che per le notizie di Tito Livio anche per il bassorilievo custodito al Museo Archeologico che commemora uno dei triumviri che la fondarono: Lucio Manlio Acidino.

Aquileia venne fondata in un luogo strategico: sulle rive del fiume Natissa, al tempo navigabile come dimostra la presenza del porto, e collegato alla via dell’ambra; vicino al mare, che si trovava a qualche chilometro di distanza. Aquileia era inoltre punto terminale di tre importanti vie di comunicazione terrestre: la via Postumia che partiva da Genova, la via Annia proveniente da Padova, e la via Popilia che partiva a Rimini.

Il nome di Aquileia, come ha recentemente spiegato la toponomastica, non deriva dall’aquila che secondo la tradizione antica era apparsa nel cielo al momento della fondazione della città, ma dal nome indigeno del fiume Natissa, che era Aquilis.
Con l’età augustea, Aquileia divenne la capitale della X Regio, Venetia et Histria. È questo il momento più ricco della città, che venne totalmente rinnovata con la monumentalizzazione dei luoghi pubblici.
La vita della città si rivelò subito molto dura, proprio per la sua caratteristica di città di frontiera. divenne avamposto militare nelle guerre germaniche del periodo repubblicano. Già nel 169 d.C. venne invasa dai primi barbari provenienti dal nord-est, i Quadi ed i Marcomanni, ma il colpo finale la città lo subì dalla mano del famoso Attila, il quale nel 452 calò e mise a ferro e fuoco la città tanto che segni dell’incendio sono ancora riconoscibili nei resti delle pavimentazioni. Caratteristica tipica di Aquileia e dovuta proprio alla distruzione attilana è che non una muratura si è conservata in altezza. Degli edifici aquileiesi restano solo le fondazioni e qualche lacerto di muro, alto non più di qualche decina di centimetri. Da questo momento in poi Aquileia è devastata da un’ondata continua di invasioni tra cui l’ultima quella Longobarda, dopo la quale la città chiude definitivamente i battenti e patriarcato ed abitanti si spostano a Grado.

La città è impostata sul fiume Natissa che le corre sul lato sinistro, fungendo da fortificazione naturale. La forma è allungata in senso nord-sud lungo il decumano di Giulia Augusta, le strade sono ortogonale. La città era dotata di foro, anfiteatro, circo, teatro e svariate terme piccole e grandi. Le Grandi Terme di Aquileia, un ricco edificio di circa duecento metri di lato, per grandezza la sesta terma più grande di tutto l’impero romano, è attualmente studiato e portato alla luce dall’Università degli Studi di Udine. Altri scavi li sta portando avanti l’Università di Trieste in domus private e ad un incrocio tra due strade, poco ricco ma molto interessante da vedere in quanto sono conservate le varie fasi dell’impianto stradale romano, comprese le canalette di scolo.
Aquileia è inoltre famosa per essere la città romana che ha conservato il maggior numero di mosaici pavimentali dell’impero.

COSE DA VEDERE:

Le zone archeologiche sono libere ed aperte dalle 8.15 ad un’ora prima del tramonto.

1. Museo archeologico

Orari: Lunedì: 8.30-14.00; Da martedì a domenica: 8.30 – 19.30.

L’ ingresso costa € 4,00, ridotto a € 2,00 per chi ha un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni, nonchè per i docenti con incarico a tempo indeterminato delle scuole statali. L’ingresso è gratuito per i minori di 18 anni e maggiori di 65.
Contiene manufatti provenienti dal territorio di Aquileia romana, tra cui al primo piano mosaici provenienti dalla case private, numerosi ritratti, statue, fornita la galleria lapidaria compresa la lapide di Lucio Manlio Acidino, uno dei triumviri che fondò la città. Al piani superiori c’è una vasta rappresentanza di manufatti delle arti minori, quali vetri, gioielli, monete, cammei e lucerne. In particolare è numerosa la collezione dei vetri, forse una delle più imponenti in Italia, sia di uso funerario che quotidiano.

2. Basilica e Cripta degli ScaviLa Basilica è aperta nei seguenti orari: 1. ORARIO ESTIVO: lun – ven : 9.00 – 18.00; sab, dom e festivi : 9.00 – 19.00. La visita al campanile tutti i giorni : 9.30 – 13.00 e 14.30 – 18.00. 2. ORARIO INVERNALE: Lun- Ven : 9.00 – 13.00 e 14.00 – 17.00 ; Sab – Dom : 9.00 – 18.00. Campanile non visitabile.

La Cripta degli Scavi è aperta col seguente orario: Da novembre a marzo 9-13, 14-17. Da marzo a ottobre 9-19. Da novembre a marzo sabato, domenica e giorni festivi 9-17.

Per informazioni telefonare al 0431 919719/91067 o scrivere all’indirizzo email: basilica.aquileia@virgilio.it.

L’ingresso alla basilica è gratuito; alle Cripte costa 3 euro, ridotto a 2 e gratis per i bambini sotto i 10 anni. La salita al campanile costa 1.20 euro, ridotto a 0.60 per gruppi min.10 persone e bambini sotto 10 anni.

La basilica patriarcale di Aquileia, dedicata ai santi Ermacora e Fortunato, è un edificio inaugurato nel 1031 dal patriarca Poppone, ma realizzato su una preesistente e magnifica basilica paleocristiana, risalente al tempo del vescovo Teodoro subito dopo il 313.
La storia della basilica è quella di una fabbrica in continuo rinnovamento. La basilica teodoriana venne già cambiata mezzo secolo più tardi per esigenze di spazio, quindi subì una grave distruzione dovuta al passaggio di Attila, in seguito alla quale si costruì un altro complesso a tre navate non absidate.
Le invasioni barbariche dal V secolo in poi decretarono un ampio momento di crollo e di pausa nei lavori ad Aquileia. Stessa sorte toccò alla basilica, che venne ripresa in mano dal patriarca Poppone nel XI secolo, quindi venne risistemata dopo un grande terremoto nel XII secolo, periodo in cui si arricchì di affreschi

– Il complesso teodoriano

era composta da due aule parallele non absidate affiancate in senso nord-sud con una piccola aura intermedia di passaggio. Nel mosaico del pavimento è presente un epigrafe che ricorda proprio il vescovo Teodorio come realizzatore della basilica. Una seconda è stata trovata nell’aula nord, la quale riporta che Teodorio aveva la sua dimora privata nella basilica o nelle sue vicinanze. Questa domus fu effettivamente trovata in sede di scavo nel vano intermedio alle due aule, con resti riferibili a prima del IV d.C.
L’ingresso principale doveva trovarsi nell’aula Sud, quella col famoso mosaico riproducente le gesta di Giona, mentre l’aula nord aveva funzione catecumenale per seguire i dettami della liturgia dei catecumeni.

L’aula sud era affrescata riccamente con un finto cassettone dai colori vivaci, il pavimento era mosaicato con una raffigurazione di un mare pescoso ed il ciclo di Giona. Il pavimento era suddiviso in nove pannelli, rispecchiava quindi la suddivisione del soffitto dalle colonne, in nove campate. Il resto della stanza è riempita con festoni d’acanto e figure di volti in cerchi, simbolo della vittoria della vita sulla morte con l’aiuto di Cristo e presumibilmente dei committenti dell’opera. È presente inoltre la figura del Buon Pastore con cervo e gazzella, simbolo dell’anima cristiana rivolta al Redentore.

L’aula intermedia , ovvero la Cripta degli Scavi, contiene il livello in cocciopesto della dimora di Teodorio, mentre ad un livello più basso e più antico è stata trovata una dimora del I secolo. È stato inoltre trovato anche un resto della fonte battesimale del primo complesso.

L’aula nord è decisamente rovinata dalle fondazioni del campanile medievale. Sono comunque ancora visibili dei lacerti della pavimentazione musiva, più sobria che non quella dell’aula sud.

3. Porto Fluviale

La visita comincia a sud della Basilica e ripercorre le banchine del porto fluviale romano sul fiume Natissa, oggi ridotto ad una piccola roggia, ma al tempo navigabile. È visibile soltanto la banchina occidentale, scavata da Brusin ad inizio 1900, con ancora conservati gli anelli per l’ormeggio delle navi.

4. Il Sepolcreto

Comprende cinque tombe di famiglia a cremazione ed inumazione. Importante è il sepolcreto degli Statii di età Flavia. Il sepolcreto risale al primo secolo d.C.

Aperto dalle 9 ad un ora prima del tramonto.

5. Il Foro romano

-Storia del foro

La zona dove instaurare il foro fu decisa nel 169 a.C., anno in cui la città si ingrandì moltissimo perché da Roma furono mandati a vivere al Aquileia un gran numero di nuovi abitanti. Fu così scelta la zona centrale della città, perfetta per l’impianto forense anche perché si trovava in un avvallamento naturale. Questa era una zona paludosa, e così per costruire il foro si dovette prima fare una grande e dispendiosa opera di bonifica.
Si cominciò allora a progettare il foro, e si decise di realizzarlo con una forma molto allungata, tipica di quel periodo ed anche le botteghe che gli si affiancavano.
Nel corso dei vari secoli vennero poi aggiungendosi nuove strutture o vennero ristrutturate le precedenti, ormai vecchie e bisognose di essere risistemate. Vediamo in particolare alcuni di questi lavori.
-nel II secolo a.C. venne costruito il portico;
-nel I secolo a.C. venne impostato il primo acquedotto e fu ristrutturato un po’ tutto l’impianto del foro;
-verso la fine del II secolo d.C. fu fatta parte della decorazione del portico da maestranze di altissimo livello, si può vedere infatti la differenza con le successive decorazioni del III d.C. molto più superficiali. Questo era dovuto anche al fatto che Aquileia nella prima metà del III secolo era entrata in un periodo di grave crisi dovuta all’assedio di Massimino il Trace.
La città fu distrutta nel 568 d.C. dall’invasione longobarda e da quel momento diventò come una grande cava di materiale di costruzione. Per questa ragione la maggior parte degli edifici romani non son giunti fino a noi: i materiali con cui erano costruiti sono infatti stati usati per costruire altri edifici adatti alle nuove esigenze delle varie popolazioni che si insediarono nella città.
Come unità di misura i romani non usavano come noi il metro, che a quel tempo non era stato ancora inventato, usavano invece per misurare le lunghezze il “piede” che, proprio come dice il nome, corrispondeva più o meno alla lunghezza del piede di un uomo, quindi circa 30 centimetri.
Il foro di Aquieia è un foro molto grande. Conoscendo le misure romane, possiamo dire che era una grossa piazza a forma rettangolare che misurava 540 piedi di lunghezza e 260 piedi di larghezza. Tradotto nelle nostre unità di misura, era lungo 160 metri e largo 76 metri.

– La Platea
La platea è la parte centrale del foro. Non è coperta e si presenta come un grande spazio lastricato con grosse pietre piatte. Purtroppo è giunta fino a noi solo una piccola parte del pavimento originario, circa un quarto di tutta la platea.
All’interno della platea non si trovavano altri edifici di grandi dimensioni però si possono vedere sulla pavimentazione impresse delle tracce nelle pietre. Queste tracce sono gli unici resti che abbiamo di alcuni piccoli monumenti che erano presenti nella platea e che col loro peso hanno lasciato dei segni sulle pietre. I monumenti non sono giunti fino a noi, anzi, i materiali con cui erano costruiti furono portati via già in epoca antica.
La platea era lievemente ribassata rispetto a tutto il resto del foro, infatti per arrivare all’ombra dei portici che la circondavano bisognava salire tre piccoli gradini da tutti e quattro i lati.

– Il Portico
Il portico era la parte del foro coperta. Era largo 6 metri e racchiudeva la platea da tutti e quattro i lati. Per giungerci dal centro bisognava salire tre gradini.
Era composto da un tetto in legno, questo era appoggiato da un lato sugli edifici che circondavano il foro, e dall’altro, quello centrale, appoggiato su colonne. Blocchi di pietra ricoprivano poi tutta la struttura in legno del tetto così da nasconderla ai passanti che si trovavano nella platea.
Sul lati lunghi erano previste 50 colonne, mentre sui lati corti 22. Le colonne erano distanti l’una dall’altra 10 piedi, quindi circa 3 metri.
Sopra il portico non era presente un secondo piano, perché le colonne e il tetto non avrebbero potuto reggerne il peso.
Le lastre di pietra che, come abbiamo visto, erano usate per nascondere il legno del tetto, non erano lasciate al naturale, ma avevano tutta una bellissima decorazione che si ripeteva per tutta la lunghezza del portico.
Le colonne innanzitutto reggevano dei grossi lastroni chiamati “architravi” che erano tutti decorati con un motivo a ghirlande vegetali che partivano da ogni colonna. All’interno di ogni ghirlanda, come incorniciati, erano scolpiti dei fiori.
Sopra l’architrave si trovano altre grosse lastre, quelle più lunghe, chiamate “plutei” sono decorate con festoni retti in alternanza da amorini o da aquile. Le lastre più piccole che si trovano sopra ogni colonna e che si chiamavano “plinti”, avevano invece delle teste o di Giove o di Medusa in rilievo, alternate una all’altra.
Tutto il portico al di sopra delle colonne, quindi l’architrave, i plinti e i plutei, in totale era alto 10 piedi, circa 3 metri, le colonne erano invece alte 23 piedi, circa 7 metri.
Per questo le decorazioni, soprattutto quelle più in alto, erano fatte in maniera più superficiale, perché tanto il passante le avrebbe viste dal basso e da una distanza di più di 10 metri: non avrebbe potuto vederne bene i particolari.

– Gli Edifici del Foro

Come abbiamo visto, tutt’intorno al foro vi erano collocati alcuni edifici di varia natura, alcuni politici, altri religiosi ed c’erano perfino delle botteghe. Vediamoli ora nel dettaglio.

Pianta del Foro di Aquileia (autore Elisa Z.)

1. Il Comizio
Il Comizio si trovava sul lato nord del foro. Era un grosso edificio che serviva a contenere gli abitanti di Aquileia durante le assemblee. Aveva quindi un uso politico.
Era un fabbricato coperto le cui mura esterne erano a forma quadrata, ma all’interno era formato da quattro grosse gradinate circolari. Queste gradinate erano molto larghe, quella più esterna aveva per diametro 100piedi, intorno ai 30 metri. Doveva quindi contenere molte persone, per questo si pensa proprio che si tratti di un comizio: ad un’assemblea popolare ci andava infatti gran parte della città.
Questo edificio però fu distrutto già in epoca antica, forse perchè bisognava cambiare la sua funzione o forse in seguito a lotte con popolazioni nemiche. Venne così ritrasformato in un nuovo edificio, non più circolare, ma rettangolare con una gradinata all’entrata. Forse si trattava proprio di un tempio.

2. Le Botteghe
Le botteghe, o come le chiamavano i romani, le tabernae, sono state trovate sul lato est del foro. Erano degli ambienti tutti uguali stretti e molto lunghi, che misuravano 20×40 piedi, quindi circa 6×12 metri. Di queste botteghe ne sono state trovate otto.
La loro attività si fermò però con l’incendio di Attila nel 452 d.C. quando gran parte della città venne distrutta. Tutto quello che ora resta di queste botteghe sono i pavimenti e quelche parte del muro di fondo, il resto è tutto andato distrutto.

3. La Basilica Forense
La Basilica Forense chiude l’area a sud del foro. È un grandissimo edificio che gli stessi scrittori romani ci dicono che servisse x dare un riparo ai negozianti durante le intemperie e la stagione fredda. Aveva quindi la stessa funzione del foro in sè, ma ne era la versione coperta da usare in inverno.
Le sue dimensioni erano molto grandi: il suo lato lungo coincideva con tutto il muro sud del foro, quindi era lungo 76 metri ed era largo 30.
Nella Basilica vi si entrava sia dal foro, con una grande entrata che addirittura sporgeva nella platea per ben 5 metri, sia dal decumano, la grande strada che si trovava proprio dietro di essa.
Anche la basilica fu incendiata da Attila nel 452 d.C., i suoi resti vennero poi usati per costruire le grandi mura di difesa della città.

Il Decumano di Aratria Galla

Il Decumano è generalmente la strada principale della città romana. Ad Aquileia passava sul lato sud del foro, proprio vicino alla Basilica.
Questo Decumano era una strada molto importante per Aquileia perchè sappiamo che dal centro della città arrivava fino al porto. Per il foro soprattutto era un collegamento essenziale dato che, come abbiamo visto, proprio nel foro erano presenti molte botteghe e molti mercanti. Tramite questa strada potevano quindi andare direttamente fino al porto a prendere le loro merci arrivate via mare.
Il nome di questo decumano deriva dal nome di una donna dell’epoca romana di Aquileia, che si chiamava proprio Aratria Galla. Questa donna prima di morire scrisse nel suo testamento che con una parte dei suoi averi la città avrebbe dovuto lastricare, quindi pavimentare, il decumano. Fu così in suo onore che la strada prese il nome di “decumano di Aratria Galla”.

L’Acquedotto

L’acquedotto ad Aquileia arrivava da nord e sottoterra attraversava tutto il foro.
Era un cunicolo di mattoni al cui interno passavano dei tubi di piombo dove scorreva l’acqua. Ogni tanto nella lunghezza del tubo erano presenti dei pozzetti che servivano ai tecnici romani per controllare la pulizia e il buon funzionamento delle tubature. Addirittura in alcuni pozzetti sono stati trovati ancora i sigilli che questi tecnici avevano lasciato dopo un controllo, sigilli che servivano per essere sicuri che nessuno era entrato nel cunicolo o aveva toccato niente. Sotto il pavimento del foro sono stati trovati due diramazioni dell’acquedotto, uno più antico ristrutturato e uno più recente.
Nel 238 d.C. Massimino il Trace assediò Aquileia e per cercare di portare i suoi abitanti alla resa tagliò l’acquedotto e tolse l’acqua alla città. Questa vicenda ha lasciato le sue tracce nel foro perchè proprio vicino a dove passavano i condotti sono stati trovati dei piccoli pozzi di fortuna fatti dagli aquileiesi durante l’assedio per rifornirsi di acqua. Finito l’assedio l’acquedotto romano non venne comunque più messo in opera.

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